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Ottimi rapporti dovette avere col fratello operaio della Loggia di Danzica, Francesco Grisellini (n. a Schio nel 1717 - m. a Milano nel 1783), poeta teatrale e gazzettiere (v. Masi, Lettere di C. G., pp. 280, 292), che impiegando nomi anagrammatici per sè e per il Goldoni, gli dedicò l’anno 1754 la sua commedia I liberi muratori, di soggetto affine alle D. c., con queste parole: Al celebre magnifico - ed illustre signore - Aldinoro Clog - primo introduttore - del buon gusto - nel Teatro comico - diletto - delle Muse e dell’Arcadia - Filologo - e giurisperito chiarissimo - onore e decoro - della letteraria repubblica - questa commedia - composta - l’anno MDCCLII Isac Ferlingo Crens - in segno - di venerazione e rispetto - dedica e consacra.

Ora questi rapporti con persone confesse o convinte di massoneria, il farsene egli stesso «quasi paladino.... quando erano sempre vivi i rumori della condanna pontificia» (Neri, Aneddoti ecc., p. 74), l’aver ritratto con ogni probabilità se stesso in Ottavio «uomo pacifico», uno de’ membri più autorevoli del Casino, non rendono probabile l’appartenenza dello stesso poeta a una loggia massonica? E il Neri e il Masi si mostrano proclivi ad affermare; anzi il secondo conclude: «Il Goldoni è un riformista, molto probabilmente (ed io lo credo) un Massone; un Massone (intendiamoci!) della prima maniera » (C. G. Discorso. Fir., 1907, p. 21). Il Casino cioè delle D. c. rappresenterebbe una Massoneria di primo grado (così F. Sbigoli nel suo libro su Tommaso Crudeli, cit. dal Masi in Scelta ecc. I, 458, 460). Anche è da tener conto della tradizione assai radicata tra i liberi muratori, d’aver avuto fratello Carlo Goldoni. «Spirito egalitario e massonico» avverte il Falchi (Intendimenti sociali di C. G., Roma, 1907, p. 123) nelle belle argute parole di Pantalone (a. II, sc. XIII e XIV) e non gli sembra «dubbia la partecipazione del Goldoni alla vita massonica di Venezia» (ibid. p. 122). Nota altri ancora (Il piccolo, Trieste, 25 genn. 1900) che i ragionamenti di Rosaura «se non vogliono che si veda, vi sarà qualche cosa di brutto..., questa gran segretezza eccita con ragione il sospetto» (atto I, sc. IX) son la parafrasi delle parole usate da Papa Corsini nella Bolla che proibiva le adunanze dei Liberi Muratori.

Ma se all’appartenenza del Goldoni alla Massoneria mancano oggi ancora prove certe, l’intento apologetico della commedia è ammesso pur da parte non sospetta di connivenza ai principi massonici (v. il riassunto d’una conferenza inedita di F. Apollonio «Curiosità storiche intorno alla D. c. di C. G.» nel Veneto, 27 marzo 1895). Compito al Nostro tanto più grato, in quanto nulla rispondeva meglio all’indole sua che lo spirito umanitario e le massime di reciproca tolleranza dell’associazione segreta.

Achille Neri cercò se e quali libri di massoneria furono di aiuto al Goldoni nella composizione della D. c. e la sua attenzione si fermò particolarmente sull’Histoire, obligations et statuts des Francs maçons (Francoforte, 1742) «poichè nei capitoli prodotti nella scena IV del terz’atto vi scorge molta affinità cogli statuti che in quello si leggono. Basterebbe a provarlo il concetto fondamentale della conversazione goldoniana, racchiusa nella parola di riconoscimento: Amicizia, che ha riscontro nel primo articolo delle obbligazioni d’un frammassone, laddove si dice che la religione sulla quale tutti gli uomini vanno d’accordo consiste «à étre bons, sincères, modestes et gens d’honneur, par quelque Denomination ou Crôance particulière qu on