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LE DONNE CURIOSE | 367 |
metterci in desiderio d’andarvi. E per me, se dicessero: in fondo d’un pozzo vi è una cosa che non si ha da sapere che cosa sia, mi farei calar giù sin alla gola, per cavarmi una tale curiosità.
Pantalone. La curiosità ve l’ave cavada. Seu contente?
Eleonora. Per me son contentissima. Caro marito, non vi tormenterò più.
Lelio. Se avrete giudizio, sarà meglio per voi.
Beatrice. Siete in collera, signor Ottavio?
Ottavio. Niente, consorte mia, niente. Conosco il sesso, lo compatisco. Niente.
Rosaura. E voi, signor Florindo?
Florindo. Scordatevi de’ miei trasporti, ch’io mi scorderò di ogni vostro vano sospetto.
Ottavio. Le mie chiavi, come diavolo le avete avute?
Corallina. Niente, signore, con una chicchera di caffè.
Ottavio. Ah galeotta! Ora me ne ricordo. E voi che volevate ch’io mi levassi il vestito? (a Beatrice)
Beatrice. Compatitemi.
Pantalone. Via, a monte tutto. Sarale più curiose?
Beatrice. Non v’è pericolo.
Eleonora. Io no, sicuro.
Rosaura. Ne men io certamente.
Corallina. Oh, mai più curiosità, mai più.
Pantalone. Donca le se quieta, le se consola, e le vaga tutte a bon viazzo. Qua no volemo donne. Le ha sentio el perchè. Le ne fazza sta grazia, le vaga via.
Beatrice. Andiamo?
Eleonora. Che dite1, signora Rosaura?
Rosaura. Bisognerà andare.
Pantalone. Mo via, cossa fale che no le va?
Corallina. Io dirò, signore, muoiono di volontà di veder quel bel deser.
Eleonora. Sì, e tutte quelle belle camere.
- ↑ Pap.: Ma! che dite ecc.