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356 | ATTO TERZO |
Brighella. Qualche volta i zoga qua colla dama.
Rosaura. Colla dama, eh? Sì, sì, vi ho capito. Si divertono colle donne.
Brighella. Le vederà con che donne che i se diverte. Le so donne le son le bottiglie.
Corallina. Le bottiglie, o le pentoline?
Brighella. Pentoline? Pignatelle? Da cossa far?
Corallina. Per far le stregherie, per cavar il tesoro.
Brighella. Sì, sì, brava, la dise ben. Presto, presto, le se retira, che sento zente, e le varda ben, le staga zitte, e no le fazza sussurro.
Rosaura. (Se vedo donne, non mi tengono le catene). (da sè, entra)
Beatrice. (Se mio marito giuoca, vado a strappargli le carte di mano). (entra)
Eleonora. (Voglio rompere tutti i loro lambicchi). (entra)
Corallina. (Se cavano il tesoro, ne voglio anch’io la mia parte). (entra)
Brighella. Per sincerar ste donne curiose, no gh’è altro remedio che farle veder coi propri occhi... Vien i patroni, vado a finir de parecchiar la cena. Se la invenzion va ben, son el primo omo del mondo. Se la va mal, pazienza. Co l’intenzion l’è bona, se compatisse chi falla. (parte)
SCENA II.
Pantalone, Ottavio, Lelio e Florindo.
Lelio. Ella è così senz’altro. Mia moglie mi ha levate di tasca furtivamente le chiavi.
Pantalone. Chi sa che no la fusse quella che in abito da omo zirava qua intorno?
Lelio. Mia moglie da uomo? Non crederei. Abiti che le vadan bene, in casa non ve ne sono.
Pantalone. La sarà stada donca quella in zendà, che ha trova Brighella colle chiave, in atto de avrir.
Lelio. Se ciò è vero, se colei me l’ha fatta, giuro al cielo, la fo morire sotto un bastone.