Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/357


LE DONNE CURIOSE 343

Pantalone. Adesso anderò mi a ordinarle dal nostro spizier. E vu, co podè, andè a torle. (a Brighella)

Brighella. Sior sì; metto zo sta roba, e vado subito. Son pien per tutto, no so come far a avrir.

Pantalone. Caro sior Leandro, la ghe averza la porta.

Leandro. Volentieri. (P’")

Brighella. Ho speranza stassera de farme onor.

Pantalone. Distu da senno?

Brighella. La vederà che boccon de cena.

Pantalone. Bravo, gh’ho a caro.

Brighella. Ma i se n’incorzerà in ti conti. (entra)

Pantalone. N’importa. Co xe ben fatto, spendo volentiera.

Leandro. Signor Pantalone, posso dunque dire all’amico che venga?

Pantalone. Chi xelo? Cossa gh’alo nome?

Leandro. È un certo Flamminio Malduri.

Pantalone. Benissimo, lo proponeremo. Sentiremo cossa che dise i altri.

Leandro. Vorrei condurlo alla cena.

Pantalone. La lo mena; sul fatto se rissolverà.

Leandro. Vado a ritrovarlo. Spero che resterete contento. Amicizia. (parte)

Pantalone. Amicizia. Mi no gh’ho altra premura, che de véder in te la nostra compagnia zente onesta, de buon cuor, amorosa, che in t’una occasion sappia soccorrer un amigo. Tutti a sto mondo gh’avemo bisogno un dell’altro, e i xe tanto pochi quelli che fazza ben per bon cuor, che a trovarghene1 xe più difficile d’un terno al lotto. (parte)

SCENA XV.

Eleonora col zendale alla bolognese.

L’ora è avanzata. Voglio vedere se mi riesce il colpo. Quella è la porta, e queste sono le chiavi. Se posso entrare, nascondermi, e vedere senz’esser veduta, mi chiarirò d’ogni cosa. E se

  1. Pap. aggiunge: quattro in mille.