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LE DONNE CURIOSE | 341 |
Florindo. Gran cosa è l’amore! Tutto si fa, quando si vuol bene. Quelle chiavi le ho date a Rosaura colla maggior pena del mondo. Ma se le ho dato l’arbitrio della mia vita, posso anche fidarle le chiavi di una semplice conversazione. (parte)
SCENA XII.
Strada con porta, che introduce nel casino della conversazione.
Pantalone esce dalla porta, e chiude.
Xe squasi notte, e Brighella no vien. Bisognerà che vaga mi a proveder le candele de cera, e che le fazza portar.
SCENA XIII.
Leandro e detto.
Leandro. Servo, signor Pantalone.
Pantalone. Amicizia.
Leandro. Amicizia. (si abbracciano)
Pantalone. Questo xe el nostro saludo. No se fa altre cerimonie.
Leandro. Va benissimo. Tutti i complimenti sono caricature.
Pantalone. Sì ben; se usa dir per civiltà delle parole, senza pensar al significato, senza intender, co le se dise, quel che le voggia dir. Per esempio, servitor umilissimo vuol dir me dichiaro d’esser so servitor; ma se ghe domande un servizio che no ghe comoda, el ve dise de no; e po el sior umilissimo ve tratta e ve parla con un boccon de superbia, che fa atterrir. Patron reverito xe l’istesso. I dà del patron a uno che no i se degna de praticar.
Leandro. Signor Pantalone, un mio amico vorrebbe essere della nostra conversazione.
Pantalone. Xelo galantomo?
Leandro. Certamente.
Pantalone. A pian co sto certamente. Dei galantomeni de nome ghe ne xe assae, de fatti ghe ne xe manco. Che prove gh’aveu che el sia un galantomo?
Leandro. Io l’ho sempre veduto trattare con persone civili.