Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/346

332 ATTO SECONDO

Rosaura. Il signor padre sa dar dei buoni consigli.

Beatrice. Mio marito è fatto a posta per far venire la rabbia.

Ottavio. Signora Corallina, signora cameriera di garbo, quest’oggi non ci favorisce il caffè?

Corallina. Il caffè è pronto, signore, lo vuole qui?

Ottavio. Giacchè non ce lo avete portato a tavola, lo beveremo qui.

Corallina. Subito. (Signora, portatevi bene. Se abbiamo le chiavi, siamo a cavallo).

Ottavio. Rosaura, che cosa vi ha fatto il vostro sposo?

Rosaura. Niente, signore.

Ottavio. Non v’ha fatto nulla, e lo guardate sì bruscamente?

Rosaura. Ho dei momenti cattivi.

Ottavio. Amico, il cielo è torbido. Aspettate il sole. (a Florindo)

Rosaura. Questo sole non tornerà così presto.

Ottavio. Sì, ritornerà, quando sarà tramontata la luna.

Beatrice. Oggi perchè non vi spogliate? Perchè non vi mettete in libertà come il solito? Il signor Florindo è di casa, non è persona di soggezione. (ad Ottavio)

Ottavio. Ho da uscir presto. Non voglio far due fatiche.

Beatrice. Avete da uscir presto, eh? Dove avete d’andare?

Ottavio. Vuol anche sapere dove ho d’andare?

Beatrice. Mi pare che alla moglie si potrebbe dire.

Ottavio. Sì, una moglie così compita merita bene che io glielo dica! Devo andare a render la visita a quel cavaliere che è stato ieri da me.

Beatrice. Pare a voi che quell’abito sia a proposito per una visita di soggezione? Dovreste metterne un altro migliore.

Ottavio. Eh, io non bado a queste piccole cose.

Beatrice. Sapete che questi signori mezzi gentiluomini ci stanno su questi cerimoniali. Dirà che vi prendete con lui troppa confidenza.

Ottavio. Dica ciò che vuole: io non ci penso.

Beatrice. Già; basta che io dica una cosa, perchè non la voglia fare.

Ottavio. Florindo mio, voglio che presto si concludano queste nozze.