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314 | ATTO PRIMO |
SCENA VI.
Corallina e dette.
Corallina. Uh signora padrona! (a Beatrice)
Beatrice. Che c’è?
Corallina. Ho saputo ogni cosa.
Beatrice. Di che?
Corallina. Della casa sì fatta... so tutto.
Eleonora. Eh, lo sappiamo prima di voi. Fanno il lapis philosophorum.
Corallina. Eh! per l’appunto!
Beatrice. E che sì che giuocano?
Corallina. Signora no.
Rosaura. Avranno delle donne.
Corallina. Nemmeno. Ho saputo tutto. Ma... zitto.
Beatrice. Zitto. (alle altre)
Corallina. Vogliono... ma per amor del cielo...
Rosaura. Via, che occorre!
Corallina. Vogliono cavar un tesoro.
Beatrice. Eh via!
Corallina. E fanno un mondo di stregherie.
Rosaura. Davvero?
Corallina. E così certamente. Lo so di sicuro.
Eleonora. Ho sentito dire ancor io, che fanno l’oro disputabile1. Vorrà dire cavar tesori.
Beatrice. Sì, sì, sarà vero.
Rosaura. Oimè! Mi vien freddo.
Eleonora. Come lo avete saputo? (a Corallina)
Corallina. Vi dirò; ma zitto. È stato poco fa quel poveretto che viene tutti li venerdì...
Eleonora. Non andate per le lunghe.
Corallina. Oh, io non son di quelle. Sapete che questi poveri si cacciano per tutto. E così, dico, zoppo, dove sei stato, che
- ↑ Vuol dire potabile, e dice uno sproposito. [nota originale]