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312 ATTO PRIMO

Rosaura. Ed io dico che faranno all’amore.

Beatrice. Basta, mi chiarirò.

Rosaura. Come, signora madre?

Beatrice. Voglio andare a sorprenderli all’improvviso.

Rosaura. Oh, quanto pagherei a venirci ancor io!

Beatrice. Alle fanciulle non è permesso. Vi andrò io, e vi saprò dir tutto.

Rosaura. Voi non mi direte la verità.

Beatrice. Sì, vi dirò tutto. Vedrò chi giuoca e chi non giuoca.

Rosaura. Vi saranno delle donne, e voi non me lo direte.

Beatrice. Eh, che i giuocatori1 non si curano di donne.

Rosaura. Ma se non vanno per il giuoco, ma per le donne.

Beatrice. Voi non sapete cosa dite.

Rosaura. Così non dicessi la verità. Quando il cuore mi suggerisce una cosa, non falla mai.

SCENA V.

Eleonora e dette.

Eleonora. Chi è qui? Si può venire?

Beatrice. Venite, signora Eleonora, venite. A quest’ora? Siete venuta a pranzo con noi?

Eleonora. Son venuta a dirvi in confidenza, che ho saputo finalmente che cosa si fa dai nostri mariti in quel luogo2 segreto.

Beatrice. Io me l’immagino. Giuocheranno da traditori.

Eleonora. Oibò.

Rosaura. Sarà poi come dico io: vi saranno delle signorine.

Eleonora. No, v’ingannate. Io ho saputo ogni cosa. Sentite, ma in segretezza. Fanno il lapis philosophorum.

Beatrice. Sapete che si può dare? Mio marito sa di filosofia: sarà egli il capomastro.

Rosaura. Come lo avete saputo, signora Eleonora?

Eleonora. Vi dirò tutto, ma... non parlate per amor del cielo.

  1. Pap. aggiunge: quando sono lì.
  2. Pap., Pasq. ecc.: loco.