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20 | ATTO PRIMO |
Primo Giovine. Ella deve1 quattromila pezze.
Pancrazio. (Una bagattella!) E voi avete fatto il conto con quelli di Lione? (ad altro giovine)
Secondo Giovine. L’ho fatto; e siamo in debito di seimila lire tornesi2.
Pancrazio. (Meglio!) E con la Germania, voi, come stiamo? (ad altro giovine)
Terzo Giovine. Con tremila fiorini si pareggia il conto.
Pancrazio. (Va benissimo!) Ho capito tutto: non occorr’altro. I conti di Costantinopoli e di tutto il Levante li ho fatti. In quelle piazze son creditore di molto, e con un giro saldo facilmente gli altri conti. (Conviene dir così per riputazione, acciò3 i giovani non mi credan fallito. Pur troppo ho de’ debiti per ogni luogo, e non so come tirar innanzi). (da sè)
SCENA II.
Faccenda e detti.
Faccenda. Signore, vi son due giovani che dimandarlo di lei.
Pancrazio. Chi sono?
Faccenda. Uno è il primo giovine del negozio Lanzman; l’altro il cassiere di monsieur Saisson.
Pancrazio. (Saranno venuti per riscuotere le lettere di cambio). (da sè) V’hanno detto che cosa vogliono?
Faccenda. A me non han detto nulla. Ma ho sentito da loro stessi, mentre parlavano, certe cose che.... non vorrei che questi giovani mi sentissero.
Pancrazio. Andate tutti tre al Banco giro45, fatevi vedere. Se alcuno cerca di me, ditegli che fra poco vi sarò anch’io. Se vi sono persone che abbiano da riscuotere, dite loro che alla mia venuta soddisfarò tutti, e se vi sono di quelli che abbiano