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mente nella Donna vendicativa. Altro che convulsioni (v. Mém. II, 16) della prima donna!
L’indole della nuova Corallina si intravvede dai pochi cenni della sua vita, lasciatici dal Goldoni e dal Bartoli (Notizie de’ Comici ecc.: v. anche Rasi, I comici it. ecc.), e dal suo dispetto per il passaggio del commediografo veneziano sul teatro di S. Luca (Mém., ed. cit. con note di G. Mazzoni, I, 383). Mirandolina non è più la servetta del teatro dell’arte, ingentilita nella donna di garbo e nella vedova scaltra, ma è una donna strappata alla vera vita, e si confonde con Maddalena Marliani. Peccato, per la nostra curiosità, saper così poco di una sì fatta ispiratrice e interprete. Certo il Goldoni, maturo d’età e d’esperienza, aveva potuto fare senza suo pericolo uno studio diligente del carattere e dell’arte di Corallina, giunta pure alla pienezza dell’esistenza. I ricordi della Medebach nel ’47 a Livorno, della Baccherini nel ’43, e perfino della famosa Passalacqua, prima del matrimonio, impallidivano al confronto di questo indiavolato spirito femminile. In una ricetta maccheronica «per li SS. Comici di S. Angelo» nel 1754, certo anonimo prescriveva: «Spiritus diabolicae Corallinae bozze 20: Silvarum cornarum mariti Corallinae usque ad satietatem» (cod. Swajer, ora Cicogna 2395, presso il Museo Correr di Venezia, e. 103). Ma dei suoi amanti ci sfugge il nome: dell’arte scenica invece, oltre il Goldoni stesso nelle prefazioni alle varie commedie, e il Bartoli citato, ci tramandarono le lodi Pietro Verri («...E la tua spiritosa, accorta Corallina - Piace qualor la miro far da Mirandolina»: La vera commedia, Ven. 1755, p. XIII) e l’abate G. B. Vicini («Innimitabil sempre, sempre più destra e fina - È in caratteri varj l’attrice Corallina, - O il tragico si cinga coturno grave al piede, - O il ridevole socco che a lei Talia già diede»: Della vera poesia teatrale, Modena 1754, p. 8). Il Gradenigo nel ’54 (Notatorj, 14 febbr.) fa menzione di un sonetto stampato in suo onore per la recita delle Sorelle chinesi del Chiari; e venti anni più tardi, nel genn. ’74, replicandosi più volte a S. Gio. Crisostomo la Veneziana a Londra, scritta allora dallo stesso abate, Domenico Caminer avvertiva nel primo tomo del Giornale Enciclopedico «La parte brillante della Protagonista fu egregiamente sostenuta dalla Signora Maddalena Marliani»: anzi nel 1781-82, quando il Bartoli dettava le Notizie de’ comici italiani, appariva essa ancora «quella celebre Corallina che fu nella sua fresca giovinezza».
Ma non bisogna certo restringere a un solo modello la inspirazione artistica della Locandiera. Il marito della tenera Nicoletta sembra nel teatro vendicarsi delle donne che lo avevano più volte ingannato nell’età bella, e si diverte a mettere in scena le piccole perfidie dell’animo femminile. A chi ha letto le memorie premesse al primo volume della presente edizione, tornano a mente vari accidenti della vita goldoniana, trasformatisi poi in vivaci episodi da commedia: che pochi creatori attinsero con più fedele amore di Goldoni alla vita reale. «Dio volesse» esclama nella prefazione il buon Carlo, «che io medesimo cotale specchio avessi avuto per tempo, che non avrei veduto ridere del mio pianto qualche barbara Locandiera. Oh di quante scene mi hanno provveduto le mie vicende medesime!» Ma il poeta di Mirandolina non serba ira alle donne per la sua ingenuità di ragazzo, un giorno ferita, anzi sorride e di sè e delle arti muliebri, indulgente per tutti, innamorato della