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270 | ATTO TERZO |
portanza? Se ricupero la boccetta dalla Contessa, mi fo ridicolo presso di lei; se Mirandolina viene a scoprire ch’io l’abbia avuta, è in pericolo il mio decoro, Son cavaliere. Devo pagarla. Ma non ho danari.
Conte. Che dite, signor Marchese, della bellissima novità?
Marchese. Di qual novità?
Conte. Il cavaliere selvatico, il disprezzator delle donne, è innamorato di Mirandolina.
Marchese. L’ho caro. Conosca suo malgrado il merito di questa donna; veda che io non m’invaghisco di chi non merita; e peni e crepi per gastigo della sua impertinenza.
Conte. Ma se Mirandolina gli corrisponde?
Marchese. Ciò non può essere. Ella non farà a me questo torto. Sa chi sono. Sa cosa ho fatto per lei.
Conte. Io ho fatto per essa assai più di voi. Ma tutto è gettato. Mirandolina coltiva il cavaliere di Ripafratta, ha usato verso di lui quelle attenzioni che non ha praticato nè a voi, nè a me; e vedesi che colle donne più che si sa, meno si merita, e che burlandosi esse di chi le adora, corrono dietro a chi le disprezza.
Marchese. Se ciò fosse vero... ma non può essere.
Conte. Perchè non può essere?
Marchese. Vorreste mettere il Cavaliere a confronto di me?
Conte. Non l’avete veduta voi stesso sedere alla di lui tavola? Con noi ha praticato mai un atto di simile confidenza? A lui biancheria distinta. Servito in tavola prima di tutti. Le pietanze gliele fa ella colle sue mani. I servidori vedono tutto, e parlano. Fabrizio freme di gelosia. E poi quello svenimento, vero o finto che fosse, non è segno manifesto d’amore?
Marchese. Come!1 A lui si fanno gl’intingoli saporiti, e a me carnaccia di bue, e minestra di riso lungo? Sì, è vero, questo è uno strapazzo al mio grado, alla mia condizione.
Conte. Ed io che ho speso tanto per lei?
- ↑ Segue nelle edd. Pap., Bett. ecc.: Al Cavalier biancheria da tavola nuova, e a me salviette con tante di buche? A lui si fanno ecc.