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266 ATTO TERZO

SCENA VIII.

Il Marchese e detto.

Marchese. Cavaliere, voi mi avete insultato.

Cavaliere. Compatitemi, fu un accidente.

Marchese. Mi maraviglio di voi.

Cavaliere. Finalmente il vaso non vi ha colpito.

Marchese. Una gocciola d’acqua mi ha macchiato il vestito.

Cavaliere. Torno a dir compatitemi.

Marchese. Questa è una impertinenza.

Cavaliere. Non l’ho fatto apposta. Compatitemi per la terza volta.

Marchese. Voglio soddisfazione.

Cavaliere. Se non volete compatirmi, se volete soddisfazione, son qui, non ho soggezione di voi.

Marchese. Ho paura che questa macchia non voglia andar via; questo è quello che mi fa andare in collera. (cangiandosi)

Cavaliere. Quando un cavaliere vi chiede scusa, che pretendete di più? (con isdegno)

Marchese. Se non l’avete fatto a malizia, lasciamo andare.

Cavaliere. Vi dico, che son capace di darvi qualunque soddisfazione.

Marchese. Via, non parliamo altro.

Cavaliere. Cavaliere malnato.

Marchese. Oh questa è bella! A me è passata la collera, e voi ve la fate venire.

Cavaliere. Ora per l’appunto mi avete trovato in buona luna.

Marchese. Vi compatisco, so che male avete.

Cavaliere. I fatti vostri io non li ricerco.

Marchese. Signor inimico delle donne, ci siete caduto eh?

Cavaliere. Io? Come?

Marchese. Sì, siete innamorato...

Cavaliere. Sono il diavolo che vi porti.

Marchese. Che serve nascondersi?...

Cavaliere. Lasciatemi stare, che giuro al cielo ve ne farò pentire. (parte)