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264 | ATTO TERZO |
Cavaliere. Anzi potete dispor di me con autorità,
Mirandolina. Eh, che ella non può vedere le donne.
Cavaliere. Non mi tormentate più. Vi siete vendicata abbastanza. Stimo voi, stimo le donne che sono della vostra sorte, se pur ve ne sono. Vi stimo, vi amo, e vi domando pietà.
Mirandolina. Sì signore, glielo diremo. (stirando in fretta, si fa cadere un manicotto)
Cavaliere. (Leva di terra d manicotto, e glielo dà) Credetemi...
Mirandolina. Non s’incomodi.
Cavaliere. Voi meritate di esser servita.
Mirandolina. Ah, ah, ah. (ride forte)
Cavaliere. Ridete?
Mirandolina. Rido, perchè mi burla.
Cavaliere. Mirandolina, non posso più.
Mirandolina. Le vien male?
Cavaliere. Sì, mi sento mancare.
Mirandolina. Tenga il suo spirito di melissa. (gli getta con disprezzo la boccetta)
Cavaliere. Non mi trattate con tanta asprezza. Credetemi, vi amo, ve lo giuro. (vuol prenderle la mano, ed ella col ferro lo scotta) Aimè!
Mirandolina. Perdoni: non l’ho fatto apposta.
Cavaliere. Pazienza! Questo è niente. Mi avete fatto una scottatura più grande.
Mirandolina. Dove, signore?
Cavaliere. Nel cuore.
Mirandolina. Fabrizio. (chiama ridendo)
Cavaliere. Per carità, non chiamate colui.
Mirandolina. Me se ho bisogno dell’altro ferro.
Cavaliere. Aspettate... (ma no...) chiamerò il mio servitore.
Mirandolina. Eh! Fabrizio1... (vuol chiamar Fabrizio)
Cavaliere. Giuro al cielo, se viene colui, gli spacco la testa.
Mirandolina. Oh, questa è bella! Non mi potrò servire della mia gente?
- ↑ Pap., Bett. ecc.: Eh pensi lei! Fabri...