Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/275


LA LOCANDIERA 263

Mirandolina. Avete male? (come sopra)

Fabrizio. Datemi l’altro ferro, se volete che lo metta nel fuoco.

Mirandolina. In verità, ho paura che abbiate male. (come sopra)

Cavaliere. Via, dategli il ferro, e che se ne vada.

Mirandolina. Gli voglio bene, sa ella? È il mio cameriere fidato. (al Cavaliere)

Cavaliere. (Non posso più). (da sè, smaniando)

Mirandolina. Tenete, caro, scaldatelo. (dà il ferro a Fabrizio)

Fabrizio. Signora padrona... (con tenerezza)

Mirandolina. Via, via, presto. (lo scaccia)

Fabrizio. (Che vivere è questo?1 Sento che non posso più). (da sè, e parte)

SCENA VI.

Il Cavaliere e Mirandolina.

Cavaliere. Gran finezze, signora, al suo cameriere!

Mirandolina. E per questo, che cosa vorrebbe dire?

Cavaliere. Si vede che ne siete invaghita.

Mirandolina. Io innamorata di un cameriere? Mi fa un bel complimento, signore; non sono di sì cattivo gusto io. Quando volessi amare, non getterei il mio tempo sì malamente. (stirando)

Cavaliere. Voi meritereste l’amore di un re.

Mirandolina. Del re di spade, o del re di coppe? (stirando)

Cavaliere. Parliamo sul serio, Mirandolina, e lasciamo gli scherzi.

Mirandolina. Parli pure, che io l’ascolto. (stirando)

Cavaliere. Non potreste per un poco lasciar di stirare?

Mirandolina. Oh perdoni! Mi preme allestire questa biancheria per domani.

Cavaliere. Vi preme dunque quella biancheria più di me?

Mirandolina. Sicuro. (stirando)

Cavaliere. E ancora lo confermate?

Mirandolina. Certo. Perchè di questa biancheria me ne ho da servire, e di lei non posso far capitale di niente. (stirando)

  1. Pap., Bett. ecc.: Che affannoso vivere è questo!