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LA LOCANDIERA | 255 |
Che fosse innamorata di me? Ma così presto? E perchè no? Non sono io innamorato di lei? Cara Mirandolina... Cara? Io cara ad una donna? Ma se è svenuta per me. Oh, come tu sei bella! Avessi qualche cosa per farla rinvenire. Io che non pratico donne, non ho spiriti, non ho ampolle. Chi è di là? Vi è nessuno? Presto... Anderò io. Poverina! Che tu sia benedetta!
(parte, e poi ritorna)
Mirandolina. Ora poi è caduto affatto. Molte sono le nostre armi, colle quali si vincono gli uomini. Ma quando sono ostinati, il colpo di riserva sicurissimo è uno svenimento. Torna, torna. (si mette come sopra)
Cavaliere. (Torna col vaso d’acqua) Eccomi, eccomi. E non è ancor rinvenuta. Ah, certamente costei mi ama. (la spruzza, ed ella si va movendo) Animo, animo. Son qui, cara. Non partirò più per ora.
SCENA XVIII.
Il Servitore colla spada e cappello, e detti.
Servitore. Ecco la spada ed il cappello. (al Cavaliere)
Cavaliere. Va via. (al servitore, con ira)
Servitore. I bauli...
Cavaliere. Va via, che tu sia maledetto.
Servitore. Mirandolina...
Cavaliere. Va, che ti spacco la testa. (lo minaccia col vaso. Il servitore parte) E non rinviene ancora? La fronte le suda. Via, cara Mirandolina, fatevi coraggio, aprite gli occhi. Parlatemi con libertà.
SCENA XIX.
Il Marchese ed il Conte, e detti.
Marchese. Cavaliere?
Conte. Amico?
Cavaliere. (Oh maledetti!) (va smaniando)