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254 ATTO SECONDO

SCENA XVII.

Mirandolina con un foglio in mano, e detto.

Mirandolina. Signore. (mestamente)

Cavaliere. Che c’è, Mirandolina?

Mirandolina. Perdoni. (stando indietro)

Cavaliere. Venite avanti.

Mirandolina. Ha domandato il suo conto; l’ho servita. (mestamente)

Cavaliere. Date qui.

Mirandolina. Eccolo. (si asciuga gli occhi col grembiale, nel dargli il conto)

Cavaliere. Che avete? Piangete?

Mirandolina. Niente, signore, mi è andato del fumo negli occhi.

Cavaliere. Del fumo negli occhi? Eh! basta... quanto importa il conto? (legge) Venti paoli? In quattro giorni un trattamento sì generoso: venti paoli?

Mirandolina. Quello è il suo conto.

Cavaliere. E i due piatti particolari che mi avete dato questa mattina, non ci sono nel conto?

Mirandolina. Perdoni. Quel ch’io dono, non lo metto in conto.

Cavaliere. Me li avete voi regalati?

Mirandolina. Perdoni la libertà. Gradisca per un atto di... (si copre, mostrando di piangere)

Cavaliere. Ma che avete?

Mirandolina. Non so se sia il fumo, o qualche flussione di occhi.

Cavaliere. Non vorrei che aveste patito, cucinando per me quelle due preziose vivande.

Mirandolina. Se fosse per questo, lo soffrirei... volentieri... (mostra trattenersi di piangere)

Cavaliere. (Eh, se non vado via!) (da sè) Orsù, tenete. Queste sono due doppie. Godetele per amor mio... e compatitemi... (s’imbroglia)

Mirandolina. (Senza parlare, cade come svenuta sopra una sedia.)

Cavaliere. Mirandolina1. Ahimè! Mirandolina. È svenuta.2

  1. Pap., Bett. ecc.: Mirandolina?
  2. Pap., Bett. ecc. aggiungono: Ma perchè, Mirandolina?