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232 | ATTO SECONDO |
Servitore. Illustrissimo, se comanda, è in tavola. (Il Cavaliere mette giù il libro, e va a sedere a tavola.)
Cavaliere. Questa mattina parmi che si pranzi prima del solito. (al servitore, mangiando) (Il servitore dietro la sedia del Cavaliere, col tondo sotto il braccio.)
Servitore. Questa camera è stata servita prima di tutte. Il signor conte d’Albafiorita strepitava che voleva essere servito il primo, ma la padrona ha voluto che si desse in tavola prima a V. S. illustrissima.
Cavaliere. Sono obbligato a costei per l’attenzione che mi dimostra.
Servitore. È una assai compita donna, illustrissimo. In tanto mondo che ho veduto, non ho trovato una locandiera più garbata di questa.
Cavaliere. Ti piace, eh? (voltandosi un poco indietro)
Servitore. Se non fosse per far torto al mio padrone, vorrei venire a stare con Mirandolina per cameriere.
Cavaliere. Povero sciocco1! Che cosa vorresti ch’ella facesse di te? (gli dà il tondo, ed egli lo muta)
Servitore. Una donna di questa sorta, la vorrei servir come un cagnolino. (va per un piatto)
Cavaliere. Per bacco! Costei incanta tutti. Sarebbe da ridere che incantasse anche me. Orsù, domani me ne vado a Livorno. S’ingegni per oggi, se può, ma si assicuri che non sono sì debole. Avanti ch’io superi l’avversion per le donne, ci vuol altro.
SCENA II.
Il Servitore col lesso ed un altro piatto, e detto.
Servitore. Ha detto la padrona, che se non le piacesse il pollastro, le manderà un piccione.
Cavaliere. Mi piace tutto. E questo che cos’è?
Servitore. Dice la padrona, ch’io le sappia dire se a V. S.
- ↑ Pap., Bett. ecc.: mammalucco.