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216 | ATTO PRIMO |
Cavaliere. (È curiosa costei). (da sè)
Mirandolina. Con permissione di V. S. illustrissima. (finge voler partire)
Cavaliere. Avete premura di partire?
Mirandolina. Non vorrei esserle importuna.
Cavaliere. No, mi fate piacere; mi divertite.
Mirandolina. Vede, signore? Così fo con gli altri. Mi trattengo qualche momento; sono piuttosto allegra, dico delle barzellette per divertirli, ed essi subito credono... Se la m’intende, e’ mi fanno i cascamorti.
Cavaliere. Questo accade, perchè avete buona maniera.
Mirandolina. Troppa bontà, illustrissimo. (con una riverenza)
Cavaliere. Ed essi s’innamorano.
Mirandolina. Guardi che debolezza! Innamorarsi subito di una donna!
Cavaliere. Questa io non l’ho mai potuta capire.
Mirandolina. Bella fortezza! Bella virilità!1
Cavaliere. Debolezze! Miserie umane!
Mirandolina. Questo è il vero pensare degli uomini. Signor cavaliere, mi porga la mano.
Cavaliere. Perchè volete ch’io vi porga la mano?
Mirandolina. Favorisca; si degni; osservi, sono pulita.
Cavaliere. Ecco la mano.
Mirandolina. Questa è la prima volta, che ho l’onore d’aver per la mano un uomo, che pensa veramente da uomo.
Cavaliere. Via, basta così. (ritira la mano)
Mirandolina. Ecco. Se io avessi preso per la mano uno di que’ due signori sguaiati, avrebbe tosto creduto ch’io spasimassi per lui. Sarebbe andato in deliquio. Non darei loro una semplice libertà, per tutto l’oro del mondo. Non sanno vivere. Oh benedetto il conversare alla libera! senza attacchi, senza malizia, senza tante ridicole scioccherie. Illustrissimo, perdoni la mia impertinenza. Dove posso servirla, mi comandi con au-
- ↑ Pap., Bett. ecc. aggiungono: Avvilirsi subito per due smorfiette.