Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/225


LA LOCANDIERA 213


Cavaliere. Sì; è l’ultimo, non ne ho più.

Marchese. Prestatemi quello, che vedrò intanto....

Cavaliere. Ma io poi

Marchese. Di che avete paura? Ve lo renderò.

Cavaliere. Non so che dire; servitevi. (gli dà lo zecchino)

Marchese. Ho un affare di premura... amico: obbligato per ora: ci rivedremo a pranzo. (prende lo zecchino e parte)

SCENA XIV.

Il Cavaliere solo.

Bravo! Il signor Marchese mi voleva frecciare venti zecchini, e poi si è contentato di uno. Finalmente uno zecchino non mi preme di perderlo, e se non me lo rende, non mi verrà più a seccare. Mi dispiace più, che mi ha bevuto la mia cioccolata. Che indiscretezza! E poi: Son chi sono. Son cavaliere. Oh garbatissimo cavaliere!

SCENA XV.

Mirandolina colla biancheria, e detto.

Mirandolina. Permette, illustrissimo? (entrando con qualche soggezione)

Cavaliere. Che cosa volete? (con asprezza)

Mirandolina. Ecco qui della biancheria migliore. (s’avanza un poco)

Cavaliere. Bene. Mettetela lì. (accenna il tavolino)

Mirandolina. La supplico almeno degnarsi vedere se è di suo genio.

Cavaliere. Che roba è?

Mirandolina. Le lenzuola sono di rensa. (s’avanza ancor più)

Cavaliere. Rensa?

Mirandolina. Sì signore, di dieci paoli al braccio. Osservi.

Cavaliere. Non pretendevo tanto. Bastavami qualche cosa meglio di quel che mi avete dato.

Mirandolina. Questa biancheria l’ho fatta per personaggi di merito: