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Arlecchino. Ti l’ha pur dito a mi.1

Corallina. A te lo potevo dire.

Arlecchino. E mi credeva de poderlo dir a Brighella.2

Corallina. Sei un asino.

Arlecchino. Via, ti sarà me muier.3

Corallina. Ah, la mia dote la voglio impiegar meglio.

Arlecchino. At paura che te la ruvina?4

Corallina. Sì, ho paura che me la consumi.

Arlecchino. Bisogna ben che la sia pochetta. 5

Corallina. Sono trecento ducati in denari contanti; e ho dell’oro e ho della biancheria.6

Arlecchino. No l’è po sto gran tesoro.

Corallina. È una dote da poveretto.

Arlecchino. Da poveretto? No vôi altro.

Corallina. Perchè? Sei un gran signore?

Arlecchino. No son un gran signor, son un servitor, ma no vôi esser poveretto.

Corallina. O povero, o ricco, non sei per me.

Arlecchino. Se mi no son per ti; gnanca ti ti sarà per mi.

Corallina. Che vuol dire, ti preme poco della mia persona.

Arlecchino. Qualche volta me preme, e qualche volta no me preme.7

Corallina. E adesso...

Arlecchino. Adesso no me preme troppo.

Corallina. Io voglio un marito, che di me abbia sempre premura.

Arlecchino. Ti stenterà8 a trovario.

Corallina. Mi proverò.

Arlecchino. Prova, e se no ti trovi de meggio, vien da mi.9

Corallina. Quando10 è fatta, non si torna indietro.

Arlecchino. Penseghe11 avanti de farla.

  1. Pap.: L’hai pur detto a me.
  2. Pap.: Ed io credevo di poterlo dire a Faccenda.
  3. Pap.: Via, sarai mia moglie.
  4. Pap.: Hai paura che te la sciupi?
  5. Pap.: Ella non è tanto poca.
  6. Segue nell’ed. Pap.: «ma non è per te. Pasq. Se io non sono per te, tu non sarai per me».
  7. Segue nell’ed. Pap.: «Cor. E ora? Pasq. Non molto. Cor. Io voglio ecc.»
  8. Pap.: Stenterai ecc.
  9. Pap.: e se non trovi di meglio, vieni da me.
  10. Pap. aggiunge: la cosa.
  11. Pap.: Pensaci ecc.