Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/151


141

Dottore. Una parola, signore.

Brighella. (La toga intanto sti do mille ducati). (a Pantalone)

Dottore. Una parola, padron mio.

Pantalone. La diga, ma presto, che gh’ho da far.

Dottore. Signore, i due mille ducati...

Pantalone. I do mille ducati, per servirla, li torrò mi.

Dottore. Li prenderete voi?

Pantalone. Li torrò mi.

Dottore. Quanto mi darete?

Pantalone. El sie per cento.

Dottore. Non posso farlo, non posso dall’otto venire al sei.

Brighella. (La facilita; la ghe n’ha bisogno). (a Pantalone)

Pantalone. (No vorave che sto povero vecchio li perdesse). (a Brighella)

Brighella. (Le cosse se giusterà: intanto co sti do mille ducati faremo tàser qualchedun). (a Pantalone)

Dottore. (Per assicurarli, mi converrà perdere qualche cosa). (da sè)

Pantalone. La senta, sior Dottor, fina al sette arriverò a darghelo; ma gnente de più.

Dottore. Via, mi contento del sette.

Pantalone. Che monede xele?

Dottore. Non lo sapete? Zecchini.

Pantalone. Via, andemo a contar i bezzi, e ghe farò la so ricevuta.

Dottore. I denari sono belli e contanti. Io vi do questa carta, e voi me ne darete un’altra di vostra mano.

Pantalone. Ma i bezzi dove xeli?

Dottore. Domandateli a vostro figlio.

Pantalone. A mio fio? Cossa gh’intra mio fio?

Dottore. Oh bella! Questa è la sua ricevuta. A lui ho dato i due mille ducati all’otto per cento...

Pantalone. A elo?

Dottore. Sì; e a voi, che siete il capo di casa, non ho difficoltà di lasciarli al sette.

Pantalone. Oh poveretto mi! Brighella...