Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/137


127

Beatrice. Lo studio che mi ha fatto fare, consiste nella rocca, nell’ago e nel ricamo.

Madamigella. Povere donne! Ci tradiscono i nostri padri medesimi; essi c’impediscono di studiare, fondati sulla falsissima prevenzione, che lo studio non sia per noi. Credono che l’intelletto delle ragazze non sia disposto alle scienze, e talora violentano allo studio un maschio, che inclinerebbe al lavoro, e condannano alla rocca una figlia, che averebbe tutta l’abilità per diventare sapiente.

Beatrice. Dite la verità, cara amica; se mio padre mi avesse fatto studiare, sarei riuscita assai meglio di mio fratello.

Madamigella. Il signor Pantaloncino vostro fratello ha sortito bellissimi doni dalla natura.

Beatrice. E quali son questi doni?

Madamigella. Quelli che cogli occhi si veggono. Un bell’aspetto, un’aria brillante, un primo abbordo che ferma.

Beatrice. Vi piace dunque mio fratello. Che sì che ne siete innamorata?

Madamigella. Forse ne farei innamorata, se a fronte di quelle cose che in lui mi piacciono, non ne avesse altrettante che mi dispiacciono.

Beatrice. E quali sono le cose che in lui vi dispiacciono?

Madamigella. Quelle che da una mala educazione derivano.

Beatrice. Nostro padre lo ha sempre bene educato.

Madamigella. Mentre il padre lo educava bene, le male pratiche lo educavano al male.

Beatrice. Eccolo ch’egli viene.

Madamigella. Peccato! Un giovane di quella sorte, senza una dramma di buona filosofia.

SCENA XIV.

Pantaloncino e dette.

Pantaloncino. Patronazza, ghe son servitoretto.

Madamigella. Padronaccia e servidoretto! Un superlativo a me di disprezzo; un diminutivo per voi di caricatura.