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Corallina. Che zecchini sono?

Pantaloncino. De Venezia, ruspi.

Corallina. Oh come son belli! (toccando la mano a Pantaloncino)

Pantaloncino. Voleu che ve tocca un deo?

Corallina. Se mi avete toccata la mano.

Pantaloncino. Xe vero, e no me ne giera accorto.

Corallina. Via, datemi li zecchini.

Pantaloncino. Volentiera. I xe qua. Sti do zecchini xe vostri. Li metto in te la vostra borsa, e i ve frutterà anca lori el diese per cento, e anderà pro sora cavedal. Forti, Corallina, allegramente, e co gh’ave bisogno de bezzi, vegnì da mi. (via)

Corallina. Questi due zecchini mi dispiace che vadino in quella borsa. Ma pazienza: in pochi anni averò fatto un bel capitale. Se posso aver i denari dal signor Pantalone, felice me! Mi ha da dare anche non so quanti mesi di salario: voglio unirli tutti, e tutti darli al signor Pantaloncino al dieci per cento; e vada pro sopra capitale.

SCENA VII.

Arlecchino e Corallina.

Arlecchino. Corallina, te vorave dir do parole.

Corallina. Sì, il mio caro Arlecchino, son qui che ti ascolto.

Arlecchino. Quando pensistu che femo sto matrimoni?

Corallina. Presto.

Arlecchino. Ma quando?

Corallina. Da qui a tre o quattro anni.

Arlecchino. Et matta? Perchè vot aspettar tanto?

Corallina. Per cagion della dote.

Arlecchino. No ti la gh’ha la to dota?

Corallina. L’ho, è vero, ma intanto si va ingrossando.

Arlecchino. La s’ingrosserà dopo el matrimonio.

Corallina. No, allora quel che è fatto è fatto.

Arlecchino. Mo dov’ela la to dota?

Corallina. Zitto. Non si ha da sapere.