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LA DAMA PRUDENTE 81


mando perdono, se vi avessi mal servito; se avessi detto qualche parola...

Eularia. Io non mi lamento di te, ma ti avverto per tuo bene di gastigar la lingua, di pensar bene prima che tu parli e di non trescare colla gioventù.

Colombina. Vi domando perdono...

Eularia. Via, via, basta così.

Colombina. Datemi licenza che io vi baci la mano. (piangendo)

Eularia. Tieni.1

Colombina. Pazienza.

Eularia. Mandami tuo fratello.

Colombina. Signora sì. Pazienza. (piangendo)

Eularia. Il cielo ti benedica e ti dia fortuna.

Colombina. (Ella mi manda via per le parole che ho dette al paggio2). (da sè, parte)

SCENA IV.

Donna Eularia, poi il Servitore3.

Eularia. Costei m’intenerisce; ma è necessario che se ne vada, e vadano tutti quelli che qualche cosa possono aver traspirato del caso occorso; principalmente quell’impertinente del paggio, il quale dice delle parole che mi fanno tremare. Costui non si vede. Non sarà ancora levato. Chi è di là? Vi è nessuno?

Servitore. Illustrissima.

Eularia. È levato il paggio?

Servitore. Io non l’ho veduto.

Eularia. Hai veduta tua sorella?

Servitore. Illustrissima sì.

Eularia. Ti ha detto che devi partire?

Servitore. Me l’ha detto.

Eularia. Ebbene, che cosa dici?

  1. Pap. aggiunge: (Fa piangere ancora me).
  2. Pap. aggiunge: L’ho detto e Lo farò; non voglio più parlar con giovani, che non abbino gli anni d’una perfetta discrezione.
  3. Per distrazione, l’autore ha tralasciato il Paggio.