Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/88

78 ATTO TERZO

la passata me ne ha somministrati parecchi, e fra quelli procurerò di preferire i migliori. Mio marito ancor dorme; dorma pure, riposi quieto, che io frattanto veglierò opportunamente al riparo della nostra riputazione. Ecco Anselmo che viene. Un servitore antico di casa mia, che mi ha veduta nascere e che si addossa con zelo tutte le mie premure,1 non mancherà di assistermi e di secondarmi.

SCENA II.

Anselmo e la suddetta.

Anselmo. Signora, eccomi ad obbedirvi.

Eularia. Mi spiace, pover’uomo, avervi fatto alzare sì di buon’ora; ma una estrema necessità mi ha costretto a farlo.

Anselmo. Siete la mia padrona, e per voi son pronto ad espor la vita, se occorre.

Eularia. Avete svegliato il paggio e Colombina?

Anselmo. Li ho svegliati tutti due, e or ora saranno qui a ricevere i vostri comandi.

Eularia. Sentite quante cose voglio da voi. Di voi unicamente mi fido, e son certa che tutto farete con premura, con zelo e con segretezza.

Anselmo. Conosco l’esser mio dalla vostra casa. Voi mi avete condotto al servizio del vostro degno consorte in qualità di maestro di casa, e, torno a dire, darei la vita per voi.

Eularia. Trovate immediatamente un calesse; fermatelo per questa mattina, e dategli la caparra. Voi condurrete Colombina, unitamente a Fabrizio nostro staffiere, all’osteria dove sarà fermato il calesse, e tutti due se ne anderanno al loro paese.

Anselmo. Li avete licenziati? Non ho sentito che nè l’uno, nèe 1 altro lo sappiano.

Eularia. Or ora lo sapranno. Fate quello che dico e non pensate ad altro.

Anselmo. Sarete puntualmente ubbidita. (in atto di partire)

  1. Le parole che seguono, mancano nell’ed. Pap.