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LA DAMA PRUDENTE 75

Eularia. (Così poco stimate le suppliche di una dama?)

Roberto. Ecco, ho fatto primiera.

Rodegonda. Se io la fo, è meglio della vostra.

Emilia. Io posso vincere con un flusso.

Rodegonda. Facciamo a monte? (a don Roberto)

Roberto. Sì, a monte, a monte. Ecco terminato. (si alzano) Come va?1 Chi vince? Chi perde? (all’altro tavolino)

Eularia. Non vi è gran differenza. (si alzano)

Marchese. M’inchino a queste dame. Amico, perdonate l’incomodo, (in atto di partire)

Roberto. Non volete servire una di queste dame?

Marchese. Le supplico a dispensarmi. Un affar di premura mi obbliga andar altrove. Conte, ci siamo intesi. Vi aspetto. (parte)

Roberto. Anche voi partite? (al Conte)

Conte. Domando scusa se non fo il mio dovere. Il Marchese mi aspetta. Abbiamo un affare di conseguenza, che ci obbliga andare insieme. (saluta e parte)

Eularia. (Oh Dio! Si batteranno. Misera me! L’onor mio è in pericolo). (da sè)

Roberto. Donna Eularia, que’ due cavalieri sono assai torbidi. Partono assai confusi; non vorrei che vi fossero delle novità.

Eularia. Vi dirò, tutti due l’hanno meco, perchè non ho voluto continuare a giuocare. Si sono uniti, e pretendono di fare una spezie di vendetta andando a terminar la sera in un’altra conversazione.

Rodegonda. Signora donna Emilia, sentite?

Emilia. Al mio paese questi due cavalieri non si riceverebbero più.

Roberto. Ah, signora donna Eularia, sentite?

Eularia. Se voi non li ricevete, non dubitate che io lo faccia.

Emilia. Signor don Roberto, con vostra permissione ce ne anderemo.

Roberto. Voi partite domani per Castelbuono.

Emilia. Sì, signore, domani.

  1. Pap.: (Già non vogliono perdere). Come va?