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74 | ATTO SECONDO |
Roberto. Padrona.
Marchese. (Usciremo di questa casa). (al Conte)
Conte. (Sì, e ve ne pentirete).
Roberto. (Quanto pagherei sentire che cosa dicono). (da sè)
Cameriere. Illustrissima, il signor don Alfonso, marito della signora donna Emilia, manda a riverirla, e siccome domattina si deve levar per tempo per terminare alcuni suoi affari prima di partire, la supplica ad andare a casa un poco per tempo. (a donna Rodegonda)
Emilia. Sentite? Ecco i complimenti che si usano a Castelbuono.
Rodegonda. Ditegli che verso le quattro saremo a casa.
Roberto. Ehi, fermatevi. Cara donna Rodegonda, volete fino alle ore quattro far aspettare1 quel povero cavaliere2? Signora donna Emilia, se a Castelbuono il vostro consorte vi avesse mandato questa ambasciata, che cosa avreste fatto?
Emilia. Sarei andata a casa immediatamente.
Roberto.3 Signora dorma Rodegonda, per l’onore4 della nostra città, non vorrei che dessimo questo scandalo. Vi consiglio di compiacere al vostro ospite e risparmiare a questa dama il rimprovero di suo marito.
Rodegonda. Che dite, donna Emilia?
Emilia. Io mi rimetto a quello che fate voi.
Rodegonda. Almeno terminiamo questo giuoco.
Roberto. Sì, terminiamolo.
Rodegonda. Andate, dite a don Alfonso che or ora saremo a casa, e preparate5 la cena. (al cameriere)
Cameriere. (Oh che prodigio! Questa sera si cenerà prima della mezzanotte). (da sè, parte)
Marchese. (Signora, compatitemi, la mia collera non si può più trattenere). (a donna Eularia)
Conte. (Il Marchese è arrivato a un eccesso d’impertinenza). (a donna Eularia)