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LA DAMA PRUDENTE 73

Conte. (Mi maraviglio di voi).

Marchese. (Ed io di voi).

Roberto. Che c’è? Chi vince? Chi perde? (forte all’altro tavolino)

Eularia. Sinora non v’è svario.

Roberto. Sento taroccare.

Eularia. Quando si giuoca, non si può fare a meno.

Rodegonda. Badate qui. Invito ad uno scudo.

Roberto. Tengo.1

Marchese. (Eh via, signora, non gli mostrate le carte). (a donna Eularia)

Eularia. (Io non gliele ho mostrate).

Marchese. (Se ho veduto io, come avete fatto).

Eularia. (No, da dama d’onore).

Marchese. Eh!

Conte. (Quando una dama lo dice, siete obbligato a crederlo, e quando impegna l’onor suo, siete un mal cavaliere, se replicate).2

Roberto. (Taroccano davvero). (da sè, ascoltando)

Eularia. (Per amor del cielo, acquietatevi).

Roberto. Che c’è? Che c’è? (forte all’altro tavolino)

Eularia. Niente, niente. Si giuoca.

SCENA XX.

Il Servitore di don Roberto e detti; poi il Cameriere di donna Rodegonda.


Servitore. Illustrissima, il suo cameriere vorrebbe farle un’ambasciata, (a donna Rodegonda)

Rodegonda. Se lo permettono, che passi.

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Rodeg. Tenete voi? Lasciale vedere, a donna Emilia. Rob. (Ecco qui, si guardano le carte), da sè. Rodeg. (A metà), piano donna Emilia. Em. (Voi andate a punto, ed io vado a primiera). Rob. (Signor sì, se l’aggiustano fra di loro. Andate a vincere, se potete), da sè. March. (Eh via, signora, non gli mostrate ecc.)».
  2. Segue nell’ed. Pap.: «Rob. (Taroccano). March. (Non m’insegnate a trattare. Avete bisogno d’impararlo voi, cavaliere malnato). Cont. (Giuro al cielo, questa parola vi costerà la vita). Rob. (Taroccano davvero) ecc.».