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68 ATTO SECONDO

Emilia. Mio marito è stato obbligato ad accomodarsi co’ suoi avversari. Ha rimesso tutte le sue ragioni nel conte Ercole: questa sera stenderanno il compromesso, e domani ritorneremo al nostro castello.

Eularia. Perchè non trattenersi un poco a goder questa nostra città?

Emilia. Mio marito non si trattiene fuori del suo paese per divertimento; se non esce per affari, non si stacca un giorno da casa sua.

Eularia. Lodo infinitamente il buon costume di un cavaliere, che sa regolare se stesso e la sua famiglia.

Rodegonda. Ma non vi potrebbe lasciare qualche giorno con me? M’impegnerei d’accompagnarvi io stessa a Castelbuono.

Emilia. Oh, non mi lascerebbe un giorno lontana da sè.

Eularia. Anche in questo fa bene. La moglie non è mai accompagnata meglio, che quando sta col marito.

SCENA XVII.

Il Marchese e detti.

Marchese. M’inchino a queste dame.

Rodegonda. Signor Marchese, che avete che mi parete turbato?

Marchese. Niente, signora, niente.

Emilia. Preparatemi i vostri comandi. Domani parto.

Marchese. Vi auguro felice viaggio.

Emilia. (Mi pare che anche il signor Marchese abbia dell’aria di Castelbuono). (da sè)

SCENA XVIII.

Il Conte e detti.

Conte. Servitore umilissimo di lor signore. (sostenuto; le dame lo salutano)

Rodegonda. Signor Conte, anche voi mi parete malinconico.

Conte. Non ho ragione di essere molto allegro.

Rodegonda. Che vuoi dire? Vi è accaduta qualche disgrazia?