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66 ATTO SECONDO

SCENA XIV.

Donna Eularia e detti, poi don Roberto ed il Servitore.

Eularia. Oh Dio! Ch’è questo? Cavalieri, vi raccomando il mio onore, per carità.

Conte. Il Marchese mi ha cimentatonota.

Marchese. La collera mi trasporta.

Eularia. Oimè, ecco mio marito.

Roberto. Come! Colla spada alla mano?

Eularia. Don Roberto, non avete voi due fioretti?

Roberto. Colla spada alla mano?

Eularia. Badate a me. Questi due cavalieri sono venuti in discorso di scherma. Hanno trovato a questionare sopra un certo colpo segreto, di cui non mi ricordo il nome, non essendo cosa che a me appartenga. Mi hanno chiesto i fioretti; ma io non so dove sieno, ed essi, intolleranti che sono, ne facevano colle loro spade la prova. Deh, caro marito, date loro i fioretti, ed evitiamo il pericolo che uno scherzo possa produrre la disgrazia di qualcheduno dei vostri amici.

Roberto. No, non fate... colle spade non si scherza... Abbiamo veduti dei brutti casi. Aspettate. Chi è di là? Portami que’ due fioretti che sono in sala. (al servo; il servo parte)

Marchese. (Non mi sono più ritrovato in un simile impegno). (da sè)

Conte. (Donna Eularia è una dama di molto spirito). (da sè)

Roberto. Ditemi, amici, qual è la botta per cui siete in contesa?

Marchese. Domandatela al Conte, egli ve la dirà.

Conte. L’ha suscitata il Marchese; egli è in debito di descriverla meglio di me. (viene il servitore coi fioretti)

Roberto. Ecco i fioretti. Con questi soddisfatevi quanto volete. (il servitore parte)

Eularia. Imparate a meglio trattar colle dame. Non si spaventano colle spade. Non si fanno contese simili in faccia di loro. Vergognatevi di voi stessi, ed ammirate come una donna ha saputo riparare al pericolo che vi soprastava. (parte) 1

  1. Pap.: violentato.