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LA DAMA PRUDENTE 55

Eularia. Apritelo voi, o lo rimando chiuso com’è.

Roberto. Via, via, non si riscaldi, l’aprirò io. Mi dà licenza? (con ironia)

Eularia. Via, non mi tormentate.

Roberto. Sentiamo che cosa scrive il signor Marchese. Via di qua. (al paggio)

Paggio. (Ascolterò sotto la portiera). (parte, poi ritorna)

Roberto. Madama, io non so per qual cagione voi mi trattate sì male. Sentite? Bisogna trattarlo meglio. Passando vicino alla vostra casa, voi mi avete gettato dalla finestra le pere che vi ho mandato, una delle quali mi ha colpito in un occhio. Oh diavolo! Ch’ho io mai fatto?

Eularia. Vedete quel che producono le vostre smanie?

Roberto. Questa cosa mi dispiace infinitamente. Che cosa dirà di voi, che cosa dirà di me? Sentiamo che cosa dice: Voi non avete occasione di dolervi di me; siccome siete una onestissima dama, io ho sempre trattato con voi con tutta la maggiore delicatezza. Sì, il Marchese è un cavaliere onorato. Voi siete una dama prudente. (Io sono una bestia). (da sè) Però l’affronto che mi avete fatto non è indifferente, e don Roberto me ne dovrà render conto. Ecco qui un impegno, per causa di queste maledette pere. Chi è di là?

Paggio. Signore.

Roberto. Porta via queste pere.

Paggio. Dove?

Roberto. Portale via.

Paggio. Ma dove?

Roberto. Dove vuoi.

Paggio. (Se non crepo questa volta, non crepo più). (da sè, porta via le pere)

Eularia. Oh Dio! Mi dispiace che siate entrato in un impegno per una cosa di niente.

Roberto. Se m’incontro col Marchese, bisogna battersi.

Eularia. Caro marito, no, se mi volete bene.

Roberto. Se mi sfida, non posso ritirarmi.