Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/63


LA DAMA PRUDENTE 53

Roberto. E non si sa perchè. (getta vìa delle pere)

Eularia. Io mi sento morire. (piange)

Roberto. Che c’è? Che c’è stato? (con una pera in mano)

Eularia. Per carità, lasciatemi stare. (piangendo)

Roberto. Oh! (arrabbiato tronca un pezzo di pera coi denti)

Eularia. Morirò, creperò, sarete contento. (piangendo)

Roberto. Maledette pere, maledetto chi le ha mandate. (getta via la pera che ha in mano)

Eularia. Zitto, che vien Colombina.

Roberto. Voi mi volete far disperare.

Eularia. Abbiate prudenza. Non ci facciamo scorgere dalla servitù, se non volete che tutta la città ci ponga in ridicolo.

SCENA V.

Colombina e detti.

Colombina. Signora padrona, ho fatto un goliè di mia invenzione. Vorrei, se si contenta, che se lo provasse.

Eularia. Ora non ho volontà di provarlo.

Colombina. Almeno lo guardi.

Roberto. (Ecco qui i grandi affari delle donne. Cuffie, manichetti, goliè! E tutto perchè? Per parer belle). (da sè)

Eularia. Non mi dispiace, è galante.

Roberto. (Già le donne s’innamoran di tutto). (da sè)

Colombina. Ne ho veduto uno quasi simile al collo ad una dama forestiera, che tutti la guardavano per meraviglia.

Roberto. Tutti la guardavano?

Colombina. Ma questo è assai più bello.

Eularia. Che dite, don Roberto, vi piace?

Roberto. Io dico che è una porcheria.

Colombina. Perchè dice questo, signor padrone?

Roberto. Sì, è una porcheria. Non vedi che è stretto, stretto? I goliè sono fatti per coprire il petto, per tener caldo. Che cosa ha da coprire un goliè largo un dito? Mia moglie morirebbe dal freddo; non è per lei, non è per lei.