Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
50 | ATTO SECONDO |
Eularia. Via, caro consorte, state allegro; consolatemi colla vostra solita giovialità. Stiamo in pace fra di noi; godiamoci quel poco di bene che la fortuna ci dona. Io non ho altro piacere che esser con voi. Tutto il resto del mondo è niente per me; e se voi mi private delle vostre amorose parole, sono la più infelice donna di questa terra.
Roberto. (Sospira.)
Eularia. Ma perchè sospirate?
Roberto. Orsù, anderemo a star un mese in campagna. Là ci divertiremo fra di noi e staremo in quiete.
Eularia. Sì, staremo benissimo. Faremo la nostra piccola conversazione. Verrà il medico, verrà il cancelliere.
Roberto. Non voglio medici, non voglio cancellieri; in campagna non voglio nessuno.
Eularia. Bene, staremo da noi.
Roberto. Pare che non possiate vivere senza la conversazione.
Eularia. Quelle sono persone da noi dipendenti.
Roberto. Non avete detto che volete stare con me?
Eularia. Certo, l’ho detto e lo ridico.
Roberto. Bene, staremo da noi due. Un mese da noi due. Almeno un mese; almeno un mese.
Eularia. Un mese? Sempre, sempre, quanto volete.
SCENA II.
Il Paggio e detti.
Paggio. Signora, un servitore del marchese Ernesto...
Roberto. (Ecco il mio tormento). (Da sè)
Eularia. Che vuole?
Paggio. Ha da presentarle un regalo.
Roberto. (Un regalo!) (da sè) Un regalo?
Eularia. Digli che lo ringrazio, che io non ricevo regali.
Roberto. Aspetta. Veramente non anderebbe ricevuto; ma che dirà il Marchese, col quale siamo amici di tanti anni? Che dirà, se vien ricusato il di lui regalo? Dirà una delle due: o