Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/502

490 ATTO TERZO

Beatrice. In verità, che vi compatisco.

Lelio. Sì? Mi compatite? Mi amate?

Beatrice. Vi compatisco, ma non vi amo.

Lelio. Se non mi amate, perchè mi compatite?

Beatrice. Vi compatisco, perchè siete un pazzo. (parte)

Lelio. Oh Dio! Che mortal colpo al mio cuore! Io pazzo? Io che nella delicatezza d’amare non cedo ai più teneri amoretti della reggia d’amore? Ma se costei mi sprezza, Eleonora sarà più grata, sarà più giusta, sarà del merito conoscitrice e pietosa. O di casa! (batte all'altra casa)

SCENA XI.

Eleonora alla finestra e detto.

Eleonora. Siete voi, signor Lelio?

Lelio. Sono io che sospiro.

Eleonora. Povero giovane! Sospirate voi per l’amore o per la fame?

Lelio. Sospiro per una fame amorosa.

Eleonora. E venite da me per saziarvi? Poverino! Qui non vi è carne per i vostri denti.

Lelio. Morirò disperato.

Eleonora. Povero mondo! Vi sarà un pazzo di meno.

Lelio. Così m’oltraggiate? Così mi disprezzate!

Eleonora. Oh signore, anzi per lei ho tutta la stima e la venerazione; e che sia la verità, prima d’andarmene le faccio un profondissimo inchino. (parte)

Lelio. E mi lascia, e mi fugge, e mi schernisce! Povero Lelio, sventurato Lelio, eccomi con due orribili disgrazie al fianco, senz’amante e senza denari. Muoio di fame, e non ho con che satollarmi. Ardo d’amore, e non trovo pietà. Che vita infelice è la mia! Ma viene una donna! Ah, che quella beltà m’incanta!