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I PETTEGOLEZZI DELLE DONNE 473

SCENA XVIII1.

Pantalone e Toni, che hanno ascoltato, e dette.

Pantalone. Cossa gh’è, patrone? Fale baruffaa?

Toni. Coss’è sto pettegolezzo?

Eleonora. Per causa di quella spuria di vostra figlia. (parte col servitore)

Toni. Olà.

Beatrice. Sì, quella illegittima è causa di tutto. (parte col servitore)

Toni. Meggio!

Anzoletta. Sia malignazzob le bastarde. (a Toni e parte)

Toni. Pulito!

Cate. Sior zerman, tegnive cara la vostra muletta. (parte)

Sgualda. Oe, zerman, in casa vostra no ghe vegno più; no vorria che la me dasse una scalzadac. (parte)

SCENA XIX2.

Paron Toni e Pantalone.

Toni. Mi resto incantà.

Pantalone. Com’èla, paron Toni?

Toni. Son fora de mi.

Pantalone. Se parla de vostra fia.

Toni. Sior sì, de mia fia.

Pantalone. Mo, no la xe vostra fia?

Toni. Oh poveretto mi!

Pantalone. Via, confideve con mi.

Toni. Andemo, ve dirò tutto.

Pantalone. Son curioso de saver qualcossa.

Toni. O femene indiavolae!

Pantalone. Mo via, almanco diseme qualcossa.

  1. Contesa.
  2. Maledetto.
  3. Calcio.
  1. Sc. XVI nell’ed. Bett.
  2. È unita, nell’ed. Bett., alla scena precedente.