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L'AUTORE
A CHI LEGGE1.
Costui vestiva da Armeno, con barba, ed era personaggio ridicolo, noto a tutti in questa nostra Città. Appena videsi comparire in scena una figura a lui simile, se si senti il nome cognito d’Abagiggi, il popolo trovò motivo di ridere, e dal dispregio in cui avevasi cotal uomo, risaltavano le smanie di Checchina, che si voleva per equivoco fosse sua figlia, e quelle di Beppo, che dovea prenderla per isposa.
Si è procurato, come nell’altre, di spiegar i termini più sconosciuti colle annotazioni, ma anche questa Commedia parmi che meriti la conversione in Toscano, per essere, quantunque breve apparisca, forse la più regolare, e secondo i precetti e gli esempj, la più ragionevolmente condotta.
Quando io la composi, pensai a volerla corta, perchè dovesse servire l’ultima sera del Carnovale. Piacque a tal segno, che negli anni seguenti la volsero moltissime volte replicata. Provai allungarla, ma vidi che l’avrei facilmente guastata, onde anche perciò m’accorsi che era opera nel genere suo finita; e mi consolai moltissimo, che dopo quindici Commedie scritte in un anno, la decimasesta riuscisse ancor tollerabile.
- ↑ La seguente prefazione fu stampata la prima volta nel t. IX (1755) dell’ed. Paperini di Firenze.