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LA DONNA VOLUBILE 417

Eleonora. Godo delle vostre felicità.

Diana. (Sì nasconde dietro la scena.)

Beatrice. Via, via, non fuggite.

Eleonora. Eh, gettate via la vergogna.

Diana. (Seguita a nascondersi.)

Anselmo. (Oh che bella semplicità!) (da sè)

Pantalone. Ah, cossa diseu? (ad Anselmo)

Anselmo. E innocentissima; ma presto in montagna (a Pantalone)

SCENA XVI.

Rosaura e detti.

Rosaura. Signori miei, riverisco tutti. (tutti la salutano) Che vuol dire, signor padre, tutta questa bella conversazione? Sono forse venuti per favorirmi? Grazie. Ho piacere che qui vi siano varie persone unite, per far sapere a tutti che, se per lo passato sono stata soggetta a qualche cambiamento, ho mutato ora costume, e mi pregio della costanza; e perciò, siccome il mio primo impegno fu col signor Florindo, intendo di mantenerlo, e sono pronta a dargli la mano di sposa.

Florindo. Signora, vi ringrazio infinitamente della vostra cortese bontà. Lodo che abbiate stabilito di voler esser costante. Ciò accrescerà merito e prestigio alla vostra bellezza. Voi mi onorate coll’esibizione della vostra mano, ed io vi dico che la mia sposa è la signora Beatrice.

Pantalone. Tiò, gh’ho gusto. (a Rosaura)

Rosaura. Come! Amica finta, così mi tradite?

Beatrice. Io tradirvi? Vi ha tradita la vostra volubilità.

Rosaura. Ma vedo benissimo la scioccheria ch’io faceva, a sposare uno che non lo merita. Eccomi sciolta dal primo impegno, ed eccomi obbligata al secondo. Se il signor Florindo mi ha messo in libertà, potrò appagare il mio genio, e sposarmi al mio caro signor Lelio.

Lelio. Veramente confesso non meritar le vostre grazie, e mi sorprende l’improvvisa vostra predilezione; dicendomi caro, è segno che