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414 ATTO TERZO

Pantalone. Sì, in do parole s’avemo destrigà.

Rosaura. È contento?

Pantalone. Contentissimo.

Rosaura. Quando si faranno le nozze?

Pantalone. Che nozze?

Rosaura. Le nozze mie.

Pantalone. Anca stassera, se volè.

Rosaura. Io son contenta. Fate venire il signor Florindo, e spicciamola.

Pantalone. Cossa gh’intra Florindo?

Rosaura. Non ha da esser mio sposo?

Pantalone. Come! Florindo? No hastu dito che ti vol Lelio?

Rosaura. Ma ora non è venuto per me il signor Florindo?

Pantalone. E per questo?

Rosaura. Aveva pensato meglio...

Pantalone. Via, matta, via, senza giudizio. Ti ha dito de voler Lelio, e ti lo sposerà o per amor, o per forza; e se no ti sposerà Lelio, no ti sposerà più nissun al mondo. E se no ti gh’averà cervello, te cazzarò tra do muri: frasconazza, imprudente, volubile come el vento. (parte)

SCENA X.

Rosaura e Lelio.

Rosaura. Canta, canta, io la voglio a mio modo. Ho stabilito di voler Florindo, e non voglio mutar pensiero. Mio padre mi dice volubile, ed io sono diventata la più costante donna di questo mondo.

Lelio. Signora, perchè il signor Pantalone mi ha rappresentato che voi avete della bontà per me, vengo ad assicurarvi che ho della stima per voi.

Rosaura. Io non mi curo della vostra stima, e voi potete far poco capitale della mia bontà.

Lelio. Perchè mi rispondete in tal guisa?

Rosaura. Perchè sono una donna costante. (parte)