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412 ATTO TERZO


pensier fin a sta sera. El padron farà un poco d’allegria, un poco de conversazion, e se pol dar che me resolva anca mi.

Colombina. Chi sarà mai la fortunata?

Brighella. Ho fissà, ma nol voggio dir.

Corallina. Via, ditelo.

Brighella. No, nol voggio dir. Una de vualtre do; ma no vôi dir quala.

Colombina. Ditelo, caro Brighella, levatemi di pena.

Brighella. Orsù, lo dirò e no lo dirò. La più bella.

Colombina. (Questa fortuna avrebbe a toccare a me). (da sè)

Corallina. (Oh, sarò io senz’altro). (da sè)

Colombina. (Che cosa ha di bello colei? Niente).

Corallina. (Diavolo! Se dicesse che è più bella Colombina, direi che egli è orbo).

Colombina. (Oh, è mio senz’altro). Brighella, son contentissima. (parte)

Corallina. (Io, io sarò la sposa). Ora vedo che mi volete bene. (parte)

SCENA VII.

Brighella, poi Pantalone.

Brighella. Ande là, che stè ben tutte do.

Pantalone. Animo, presto, governè quelle camere. Mettè suso le candele. Parecchiè un poco de caffè.

Brighella. Per molta zente?

Pantalone. Per diese o dodese persone. Stassera Diana dà la man a sior Anselmo; bisogna far qualcossa.

Brighella. E la siora Diana se sposerà prima della siora Rosaura?

Pantalone. L’occasion porta cussì. Sior Anselmo ha d’andar via; ma pol esser anca, che in tel istesso tempo Rosaura se marida col sior Lelio. Avemo parlà insieme za un poco: el gh’aveva della difficoltà per causa de un poco de zelosia, ma credo ch’el vegnirà qua, e se giusterà tutto.

Brighella. Un gran cervelletto difficile che l’è quella siora Rosaura; la fa deventar matta la povera servitù.