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LA DONNA VOLUBILE | 397 |
chezze; ma dovrei sempre andar vestita così. La cosa è un poco troppo dura! Ma ho dato parola, non mi voglio pentire. Non voglio che si dica ch’io sono volubile.
SCENA XII.
Pantalone e la suddetta.
Pantalone. Coss’è? Cossa vol dir? Perchè t’astu despoggià? Gh’astu mal? Vastu in letto?
Rosaura. Signor padre, vorrei dirvi una cosa; ma non andate in collera.
Pantalone. Via mo, gh’è qualche novità?
Rosaura. Vi ho detto di non volere il signor Florindo, e in questo sono costantissima, non mi cambio. Vi ho poi pregato di darmi il signor Lelio, e voi con bontà, dopo qualche fatica, mi avete detto di sì.
Pantalone. E per causa de sior Lelio ho licenzià sior Florindo, e cussì?
Rosaura. E così ci converrà licenziare anche il signor Lelio.
Pantalone. Bon! Per cossa?
Rosaura. Perchè sarà meglio ch’io prenda il signor Anselmo.
Pantalone. Eh, che ti è matta. El vol to sorella.
Rosaura. Il signor Anselmo è un uomo volubile; si è cambiato, e vuol me.
Pantalone. Mo, se ti ha promesso de sposar el sior Lelio?
Rosaura. Se un uomo si cambia, posso cambiarmi ancor io. Se il signor Anselmo manca a mia sorella, posso anch’io mancare al signor Lelio.
Pantalone. E ti gh’averessi sto bon stomego de mancarghe, dopo la espression che ti gh’ha fatto in presenza mia? Dopo che mi gh’ho dà parola per la segonda volta? Dopo che ho licenzià el sior Dottor, per causa de Lelio? Rosaura, deventistu matta? Te vustu far metter sui vèntoli1? Vustu che to pare deventa el bagolo2 della città? Via, me maraveggio. Ti ha da esser mug-