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390 | ATTO PRIMO |
SCENA. V.
Camera.
Colombina e Corallina.
Colombina. Via, animo, prendete uno straccio e ripulite la polvere di questi tavolini e queste sedie.
Corallina. Questa è una cosa che la potete fare anche voi.
Colombina. Queste cose non toccano a me: toccano a voi.
Corallina. Perchè a me, e non a voi?
Colombina. Perchè io sono cameriera, e voi sottocameriera.
Corallina. Che vuol dir questo sotto? Io non so di sotto o di sopra. Son venuta anch’io a servire per cameriera.
Colombina. Da me a voi v’è una gran differenza.
Corallina. In che consiste questa gran differenza?
Colombina. Io servo per disgrazia; per altro, sono una persona civile.
Corallina. Ed io, che credete ch’io mi sia? Mia madre andava in andrien.
Colombina. La mia signora madre ha portato il manto, e siamo cittadini, e abbiamo dei campi e delle case; ci sono stati portati via; ma se avessi il modo di fare una lite, vorrei andare in carrozza.
Corallina. Io ho quattro cugine che hanno dell’illustrissime, ma non si degnano di me, perchè sono venuta a servire. Chi l’avesse mai detto? Una casa com’era la mia! In casa nostra sempre corte bandita. L’oro e l’argento andava per i cantoni.
Colombina. Ih, ih, gran ricchezze! Basta, ora servite; e in questa casa siete la sottocameriera.
Corallina. Cameriera sì, ma sottocameriera no.
Colombina. Sì, sotto, sotto.
Corallina. No, no, sotto mai.
Colombina. E se non avrete giudizio, vi farò mandar via.
Corallina. Non me n’importa niente; già presto presto mi mariterò.
Colombina. Sì? me ne rallegro. Lo ha trovato lo sposo?