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LA DONNA VOLUBILE | 389 |
figlio è prontissimo di ricevere per sua sposa la signora Rosaura vostra figliuola.
Pantalone. Caro sior Dottor, no so cossa dir: son pien de confusion; no so come far a parlar.
Dottore. No, caro amico, non avete motivo d’esser confuso, perchè anzi mio figliuolo ed io ci crediamo onorati assai per un tal matrimonio.
Pantalone. Ve dirò... Sè pare vu anca, e savè che delle volte l’amor de pare fa far dei sacrifizi.
Dottore. Che? Intendete forse di sagrificar vostra figliuola, dandola a mio figlio?
Florindo. Se non vuole, s’accomodi. Noi non la vogliamo, s’egli non è contento.
Pantalone. Per mi lo vorria con tutto el cuor; ma mia fia... Caro Dottor, compatì... Mia fia no xe disposta a farlo.
Florindo. Oh bene, se non è disposta, non è giusto di violentarla.
Dottore. Come! siamo uomini, o siamo ragazzi? Voi stesso me l’avete offerta, e poi dite che non è disposta?
Pantalone. Cossa voleu che ve diga? Gh’ho una passion, una mortificazion per sta cossa, che me sento a morir.
Dottore. Se mi permettete, le parlerò io, e forse forse colla mia maniera mi riuscirà di fare quel che voi non avete potuto. Signor Pantalone, siete un galantuomo?
Pantalone. Cussì me vanto.
Dottore. Voi di questo matrimonio siete contento?
Pantalone. Contentissimo. Basta che giustè sior Lelio, che persuadè mia fia, e mi son contento.
Dottore. Si farà tutto. Vostra figliuola si sposerà con Florindo; vi riverisco. (parte)
Pantalone. Sior Florindo, averò gusto che la sia soa; ma gh’ho paura.
Florindo. No, non dubitate, io non la voglio, Dica e faccia mio padre quel che vuole, vostra figlia non la sposerò; e se la sposassi per forza, se ne pentirà. (parte)
Pantalone. Aseo! Co la xe cussì, no ghe la dago assolutamente. (parte)