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LA DONNA VOLUBILE | 387 |
SCENA II.
Pantalone e Rosaura.
Pantalone. Gran matta che ti xe stada a lassar andar el sior Anselmo.
Rosaura. Non mi piace per niente.
Pantalone. Te piaserave ben i so bezzi. El gh’ha le scarselle piene de zecchini. Basta, ti sarà causa della fortuna de to sorella.
Rosaura. La fortuna de mia sorella? Come?
Pantalone. Sì. L’ha visto Diana, la gh’ha piasso, e el me l’ha domandada.
Rosaura. Ma voi non gliela darete.
Pantalone. No ghe la darò? Anzi no vedo l’ora che el se la toga.
Rosaura. Mia sorella sarà più ricca di me?
Pantalone. Sior Anselmo l’è un omo fatto alla grossolana; ma se vede che el xe generoso. Appena l’ha parlà con Diana, el gh’ha donà un anello de diamanti, che costerà trenta zecchini.
Rosaura. (A me questi amanti non m’hanno mai donato niente). (da sè)
Pantalone. Basta, to danno. Mi t’aveva procurà per ti sta fortuna, to danno. Vago a disponer le cosse e stassera la ghe darà la man. (parte)
Rosaura. Oh, quel che mi convien sentire! Mia sorella, ch’è più ragazza, si sposerà prima di me? Ma questo non è niente. Ella sarà più ricca di me? Ma peggio ancora. Ella avrà dei regali, ed io no? Che merito ha colei da essermi preferita? Ah, so il perchè il signor Anselmo lascia me e prende lei; per causa di questo cerchio, per causa di queste porcherie di pietre false, per causa di questre freddure. Basta, ci penserò; non voglio assolutamente che si dica, che mia sorella minore abbia avuto più fortuna di me. (parte)