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378 ATTO PRIMO

Rosaura. Non lo so: ditemi qualche cosa.

Eleonora. Sappiate che Florindo va in casa di Beatrice quasi tutti i giorni, e stanno a parlare insieme, e sono innamorati morti.

Rosaura. (Ah traditora1! Così mi tratta?) (da sè)

Eleonora. Ella vien qui, vi fa l’amica, e poi lavora sott’acqua.

Rosaura. Non occorr’altro; so quel che ho da fare.

Eleonora. Delle amiche come me, ne troverete poche.

Rosaura. Ditemi, cara Eleonora, il signor Lelio viene da voi?

Eleonora. Oh, non ci viene. Voleva provarsi a venire; ma io non l’ho voluto. (Subito! le dirò la verità). (da sè)

Rosaura. Dunque Lelio è poca cosa di buono, e voi siete un’amica fedele.

Eleonora. Lelio aveva promesso d’amarvi?

Rosaura. Me l’aveva promesso.

Eleonora. Dunque ho fatto bene a non riceverlo?

Rosaura. Avete fatto benissimo, e vi sono obbligata.

Eleonora. Oh, io colle amiche tratto sinceramente; non faccio come la signora Beatrice.

Rosaura. Ella è un’amica finta, e da qui avanti non la tratterò più. Voi sarete la mia compagna.

Eleonora. Di me vi potete fidare.

SCENA XVI.

Beatrice e dette.

Beatrice. Son qui a vedere quel che volete da me.

Rosaura. Niente, signora, la riverisco. (parte)

Beatrice. Mi lascia con questo bel garbo? Che maniera di trattar è questa? Che mai le è saltato in testa? Che cosa ha con me? Due ore sono mi fa mille finezze; ora mi manda a chiamare, e mi riceve così?

Eleonora. Non sapete? Bisogna compatire la debolezza del naturale.

  1. Zatta: traditrice.