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374 ATTO PRIMO

Brighella. Intanto chiapperemo sto zecchin. Mi maridarme? Oh, no son cussì matto. Me vado devertendo co ste massere1; e co le posso pelar, lo fazzo col mazor gusto del mondo.

SCENA XI.

Colombina e Brighella.

Colombina. Brighella, la padrona vi cercava.

Brighella. Chi? Siora Rosaura? No voio deventar matto con ela.

Colombina. Voi siete un servitore garbato. Volete tutte le cose a vostro modo.

Brighella. Cara siora Colombina, mi no so cossa che gh’abbiè con mi. Da poco in qua, no me podè veder.

Colombina. Che cosa v’importa di me? Non avete Corallina che è la vostra diletta?

Brighella. Corallina la mia diletta? Chi v’ha dito sto sproposito?

Colombina. Eh, che non son orba, nè sorda. Vedo e sento, e so quel che dico.

Brighella. In verità, v’ingannè.

Colombina. Ditemi un poco, che cosa facevi2 ieri sera nella sua camera?

Brighella. Ve dirò, ve parierò sinceramente. Xe arriva un mio parente in cattivo stato, e l’è ricorso da mi. Mi no gh’ho bezzi da poderlo agiutar. Che n’ho domandà al padron, nol me n’ha volsudo dar. Corallina ha sentido che me lamentava, la m’ha dito se vôi un zecchin, che la me lo impresterà; mi ho accettà la so esibizion, e la m’ha promesso de darmelo.

Colombina. Ve l’ha dato?

Brighella. No la me l’ha gnancora dà.

Colombina. Basta, se vi foste degnato di parlare con me, un zecchino ve lo avrei dato ancor io.

Brighella. Cara Colombina, semo ancora in tempo. Za che Corallina no me l’ha dà, mi el torrò più volentiera da vu che da ela.

  1. Propriamente serve di cucina: v. vol. II, 121, n. c.
  2. Così tutte le antiche edizioni, per facevate.