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LA DONNA VOLUBILE | 369 |
Rosaura. Confinarmi sopra una montagna! Oh, non sarà possibile.
Pantalone. Ma perchè giersera m’hastu dito de sì?
Rosaura. L’ho detto senza pensare.
Pantalone. Bella cossa! Adesso per causa toa son in t’un bel impegno. Ho promesso a quel galantomo de far che el te veda, e no so come far a mancar.
Rosaura. Oh, se mi vuol vedere, è padrone. Fatelo pur venire.
Pantalone. E se ti ghe piasessi?
Rosaura. Non basta ch’io piaccia a lui; bisogna vedere se egli piace a me.
Pantalone. E se a ti el te piasesse?
Rosaura. Oh, è impossibile.
Pantalone. Perchè impossibile? Vien qua, desgraziadella, vien qua, confidete con mi; ti sa che te voggio ben. Gh’astu qualche amoretto?
Rosaura. Per dirvela... non ho coraggio.
Pantalone. Via, parleme liberamente, ti xe la mia cara fia. Ti xe la mia prima, a ti te voggio più ben; farò de tutto per consolarte.
Rosaura. Caro signor padre! Io prenderei volentieri il signor Florindo.
Pantalone. Florindo xe un putto che no me despiase. Bisognerà veder mo se ello te vorrà ti.
Rosaura. Eh, mi vorrà, mi vorrà.
Pantalone. Lo sastu de seguro?
Rosaura. Mi vorrà, mi vorrà.
Pantalone. Mi vorrà, mi vorrà; eh, putta, putta. Basta, destrighete presto, che no voggio più deventar matto. Co t’ho maridà ti, vôi maridar quell’altra, e po son fora de tutti i intrighi.
Rosaura. Che? Non maritate mia sorella prima di me.
Pantalone. No, no te dubitar, no te farò sto torto.
Rosaura. Eh, datemi il signor Florindo.
Pantalone. Hoggio d’andar mi a cercar el mario per mia fia?
Rosaura. No, no, verrà egli da voi.
Pantalone. Se el vegnirà, te prometto de consolarte.