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368 ATTO PRIMO

Beatrice. Per compiacervi resterò.

Rosaura. Basta, se volete andare, siete padrona. (Son curiosa di sentire che cosa ha da dirmi mio padre). (da sè)

Beatrice. Non voglio che diciate che io non istò volentieri con voi. Resterò ancora un poco.

Rosaura. No, no, non vi prendete incomodo: andate pure.

Beatrice. Ma se vi dico che resterò.

Rosaura. Ma se vi dico che andiate.

Beatrice. Pare che ora mi discacciate.

Rosaura. Oh no, cara, non vi discaccio.

Beatrice. Basta, anderò.

Rosaura. (Sì, andate, e ricordatevi di condur Florindo). (piano a Beatrice)

Beatrice. Bene, bene; riverisco il signor Pantalone: amica, addio.

Pantalone. Ghe fazzo reverenza.

Beatrice. (Per ora ho rilevato tanto che basta. Saprò regolarmi). (da sè, e parte)

SCENA VIII.

Pantalone e Rosaura.

Rosaura. Ebbene, signor padre, che cosa avete da dirmi?

Pantalone. T’ho da dar una bona nova.

Rosaura. E in che consiste?

Pantalone. El sanser1 ha fatto pulito. El t’ha messo in grazia a quel sior Anselmo che ti sa; l’ha mostrà de trovarme a caso, e semo in parola.

Rosaura. Ma io non lo conosco, e dubito di non volerlo.

Pantalone. Mo se giersera ti m’ha dito de sì.

Rosaura. Se ho da maritarmi, non voglio andar lontana da questa città.

Pantalone. Cara fia, el xe un omo ricco de milioni; un omo che va alla bona, ma che gh’ha dei bezzi assae, che se tratta ben, e che al so paese xe stimà come un gran signor.

  1. Sensale: v. Boerio.