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LA DAMA PRUDENTE 27

Eularia. Perfettamente.

Marchese. Me ne rallegro.

Eularia. Favorite, accomodatevi.

Marchese. Amico, voi non sedete? (a Roberto)

Roberto. No, Marchese, perchè parto in questo momento.

Marchese. Accomodatevi, come v’aggrada, (siede vicino assai a Eularia)

Roberto. (Parmi insegni il Galateo, che non convenga al cavaliere sedere tanto vicino alla dama). (da sè)

Marchese. Ieri sera, signora mia, sono stato sfortunato: ho perso1 al faraone.

Eularia. Me ne dispiace infinitamente. Via, caro don Roberto, non istate in piedi: sedete ancor voi.

Roberto. Perchè volete ch’io sieda? Non lo sapete che ho a uscir di casa? Mi fareste venir la rabbia. (alterato)

Marchese. Caro amico, se la moglie vi brama vicino, è segno che vi vuol bene.

Roberto. Non posso soffrir queste donne, che vorrebbero sempre il marito vicino. A me piace la libertà.

Marchese. Questo è il vero vivere. Ognuno pensi a se stesso.

Roberto. Amico, a rivederci. (andando dalla parte di donna Eularia, in atto di partire)

Marchese. Vi sono schiavo.

Roberto. Donna Eularia,2 tocchiamoci la mano.

Eularia. Sì, volentieri.

Roberto. (Stando così vicina a quella sedia, vi rovinate il vestito). (piano, toccandole la mano) Oh, a rivederci. (forte)

Eularia. A pranzo venite presto: con permissione. (si scosta dal Marchese)

Roberto. Veramente3 è un gran mobile! Gran debolezza donnesca rispetto agli abiti! Caro Marchese, compatitela.

Marchese. Io chiedo scusa se inavvertentemente...

Roberto. Oh, a rivederci.

Marchese. Addio, don Roberto.

  1. Pap. aggiunge: tutti i miei denari.
  2. Pap. aggiunge: via, facciamo la pace.
  3. Pap.: Oh, Veramente.