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E un uomo di questa sorta potrò io privare della mia grazia? Ma a che impiegar la mia grazia per uno che ad altra donna ha donato il cuore? E non potrei averlo meco senza pretendere il di lui cuore? No, non è possibile ch’io lo faccia. O ha da essere tutto mio, o non l’ho più da vedere. Come potrà mai esser mio? Amore assottiglia l’ingegno de’ veri amanti; io non dispero. Qualche cosa sarà.

SCENA XIV.

Strada.

Il Conte di Brano.

Donna Livia è una bella donna, è una ricca vedova, e non vi sarà in Palermo chi vaglia a contrastarmi l’acquisto di una sposa ripiena di merito e di fortuna. Guglielmo, scacciato da D. Filiberto, sarà scacciato ancora dalla città.

SCENA XV.

Guglielmo di casa di D. Livia, e detto.

Conte. Come! Colui in casa di D. Livia?

Guglielmo. (Ghe vol coraggio. No bisogna perderse, qualcosa sarà. Vôi aspettar sta cara Leonora, per ringraziarla del bel servizio che la m’ha fatto).

Conte. (Temerario!) (gli passa vicino)

Guglielmo. Servitor umilissimo.

Conte. Con che coraggio siete tornato voi in quella casa?

Guglielmo. Un galantomo pol andar per tutto.

Conte. Voi non siete un galantuomo.

Guglielmo. No? Con che fondamento lo disela?

Conte. Se avete avuto ardire in Gaeta di passar per medico, e tal non siete, vi caratterizzate per un impostore.

Guglielmo. Se no son medico de attual profession, posso esserlo quando voggio, perchè gh’ho abilità, gh’ho cognizion, gh’ho teorica e gh’ho pratica, per far tutto quello che sa far i altri.