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Arlecchino. Seguro, perchè tanto vu, come mi, non avemo quattrini. (via)

Filiberto. È pur è vero; mi convien tenere costui per spender poco.

SCENA IV.

Donna Aurora e Filiberto.

Filiberto. E così chi era?

Aurora. Il signor Guglielmo mi domandava.

Filiberto. Non era il servitore di D. Livia?

Aurora. Sì, e D. Livia manda a dire che ci aspetta da lei a bevere la cioccolata.

Filiberto. Maledetta la cioccolata. Dopo che vi è questo forastiere in casa, me ne hanno bevuto un caldarone. Orsù, assolutamente ora vado dal signor Guglielmo, e lo prego di liberarmi la camera.

Aurora. Il signor Guglielmo è un galantuomo.

Filiberto. Sì, sarà; ma io spendo, e lui mangia.

Aurora. Guardate, s’egli è un uomo discreto e civile. Questa mattina mi ha chiamato in camera sua. Mi ha fatto un complimento di scusa...

Filiberto. E poi si è licenziato?

Aurora. E poi mi ha pregato ricevere dieci doppie, per comprare della cioccolata.

Filiberto. Dieci doppie? dove sono?

Aurora. Eccole in questa borsa.

Filiberto. Ma questo è un affronto ch’egli ci fa.

Aurora. Vedete con che pulizia egli tratta? Ce le dà per comprare la cioccolata.

Filiberto. Dove pensate abbia egli avuto questo denaro?

Aurora. L’averà avuto dal suo paese.

Filiberto. Crediamo ch’egli sia una persona nobile?

Aurora. Egli non ha mai voluto dire nè il suo cognome, nè il suo rango; ma per quello ho sentito dire dai due Napolitani, io lo credo qualche conte o qualche marchese.